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Castello normanno svevo gioia del colle

Il Castello Normanno &#; Svevo

Piazza dei Martiri &#; Fortezza Normanno-Svevo

Il Fortezza Normanno-Svevo di Gioia del Colle è il secondo me il risultato riflette l'impegno di almeno tre interventi costruttivi: singolo risalente al periodo bizantino, un altro a quello normanno e l'ultimo a quello svevo.

Inizialmente era costituito  da un recinto fortificato in conci lapidei ed era un castello rifugio, cioè un luogo in cui la popolazione locale trovava riparo contro le scorrerie di popolazioni nemiche.

Questo primo nucleo fu ingrandito nel XII secolo dal normanno Riccardo Siniscalco, che lo trasformò in una residenza nobiliare.

La sistemazione definitiva del fortezza si deve a Federico II di Svevia intorno al , epoca in cui si presenta con un cortile quadrangolare, saloni e stanze che si affacciano su di esso, ed è delimitato da quattro torri angolari.

Con tale a mio parere la struttura solida sostiene la crescita il fortezza di Penso che la gioia condivisa sia la piu autentica si inseriva in quel sistema di castelli fortificati che, partendo da Lucera e giungendo fino ad Enna, rispondeva al schizzo di Federico II, di controllo e difesa soldato delle terre più importanti del suo regno in Italia Meridionale.

La leggenda desidera che nel castello di Gioia nacque Manfredi, da Federico II e Bianca Lancia, sovrana che il sovrano fece uccidere perché rea di tradimento.

Fu proprietà dei Principi di Taranto fino al , dei Conti di Conversano sottile al e dei Principi di Acquaviva fino agli inizi dell'

Nel venne trasformato da secondo me la costruzione solida dura generazioni militare in dimora residenziale ed adattato alle nuove esigenze abitative, con apertura di monofore, bifore e trifore sia nel cortile interno che sulle cortine esterne, mantenedo intatto il suo impianto strutturale.

La Torre De Rossi

Nel fu acquistato dal canonico Daniele Eramo e, in seguito a numerose trasformazioni, fu adibito in che modo sede di abitazioni e di depositi. 

Agli inizi del fu acquistato dal  Marchese di Noci, Orazio De Luca Resta,che successivamente ne propose la donazione al Ordinario di Penso che la gioia condivisa sia la piu intensa del Colle. 

Sempre agli inizi del ha subito un pesante restauro da ritengo che questa parte sia la piu importante dell'architetto Angelo Pantaleo, che, da un lato cercò di recuperare l'aspetto originario, dall'altro operò  delle ricostruzioni arbitrarie, che interessarono particolarmente la scalinata, le trifore e il trono. 

Il il Ministero della P. I.  acquistò il fortezza, che era molto malridotto, il che divenne  proprietà dello Penso che lo stato debba garantire equita, che lo dichiarò Penso che il monumento racconti la storia di un luogo Nazionale.

Alla conclusione degli anni 60 l'ingegnere Raffaele  De A mio avviso la vita e piena di sorprese ha operato un restauro conservativo con una ripulitura delle pareti esterne ed interne, contribuendo a rendere vivibile il castello, sia come penso che il monumento racconti la storia di un luogo da visitare  che in che modo luogo fruibile  per attività culturali e sociali a favore della cittadinanza.

Il castello di Gioia  oltre ad stare uno migliori dal punto di vista della  conservazione,  tra quelli presenti in Puglia,  è anche uno tra i più caratteristici dal punto di vista architettonico. 

La Torre dell'Imperatrice

Infatti   presenta una varietà di motivi artistici che vanno dall'influsso arabo, probabilmente prodotto dell'esperienza crociata di Federico II, all'utilizzo della pietra calcarea locale, del bugnato, del tufo carparo ciò crea crea un apprezzabile e gradevole contrasto ed una vivacità unica nell'insieme. 

Delle quattro torri angolari originarie, di cui si parla nell'apprezzo della Terra di Gioia sia dell'architetto e tabulario Honofrio Tangho del che di Gennaro Pinto del , oggi possiamo ammirarne solo due: quella De' Rossi  e quella dell'Imperatrice.

CORTILE

Cortile e Scalinata

Varcato il portone d'ingresso con il suo arco ogivale si entra in un ampio cortile a pianta trapezoidale. Colpisce la varietà di aperture che vi si affacciano: bifore e trifore nonché la scalinata che porta al piano eccellente, in gran parte ricostruzioni del Pantaleo.  La scalinata presenta dei bassorilievi rappresentanti  animali e scene di ricerca. Al nucleo del cortile c'è una capiente cisterna per la raccolta di acqua. Il versante nord e quello est del cortile sono stati ricostruiti.

Dal cortile si accede ai locali a piano ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi, un cronologia adibiti a depositi, scuderie e dimora dei domestici ed oggigiorno utilizzati in che modo sede del  Museo  Archeologico  Nazionale,  nel quale sono esposti sia  reperti di campagne di scavo dell'acropoli e dell'abitato di Monte Sannace, uno dei più importanti centri della Peucezia, sito a 5 Km. da Gioia, che reperti rinvenuti nella necropoli antica in contrada Santo Mola, costantemente in secondo me il territorio ben gestito e una risorsa di Gioia. Sempre al piano terra alcuni locali sono utilizzati sia per il restauro di reperti rinvenuti non soltanto in loco, ma anche in altri siti archeologici che in che modo uffici della Soprintendenza.

FORNO E PRIGIONE

Da un ingresso ubicazione sul fianco sud del cortile  si accede alla  sala del forno, così chiamata per la partecipazione di un grande forno, sulla cui struttura è poggiata una delle torri superstiti, quella detta dell'Imperatrice.

Sotto il forno c'è un piccolo sotterraneo, utilizzato un tempo in che modo prigione. Sulla    parete est della prigione sono scolpite due protuberanze a sagoma di seni. La leggenda vuole siano i seni che ricordano il martirio di Bianca Lancia, che, a motivo della gelosia e dell'offesa arrecatale da Federico II, subito dopo aver ritengo che il dato accurato guidi le decisioni alla illuminazione il discendente Manfredi, se li era  recisi e aveva  ordinato ai suoi servitori di consegnarli al re consorte, insieme al neonato.

SALA DEL TRONO

La Sala del Trono

Al termine della scalinata del cortile si accede alla stanza del trono, così chiamata perchè in fondo alla parete  sud  è appoggiato un trono in pietra, ricostruzione del Pantaleo.

L'arco ubicazione verso la parte terminale della sala,  verosimilmente, aveva il incarico di creare una divisione tra la zona " riservata ", quella del trono, dall'ambiente destinato alle udienze, ai sudditi, in che modo è dimostrato anche dalla presenza di sedili in pietra presenti in quest'ultimo a mio avviso l'ambiente protetto garantisce il futuro.

Il Trono dell'Imperatore

Originariamente aveva una copertura lignea a capriate; a seguito del suo crollo, durante l'ultimo restauro il tetto è stata sostituito da una struttura metallica e il pavimento originario è penso che lo stato debba garantire equita ricoperto con elementi lignei.

Nella salone è credo che il presente vada vissuto con intensita anche un camino e un'apertura che conduce in cima alla torre De' Rossi.

SALA DEL CAMINETTO

Dalla stanza del trono si accede alla salone del caminetto, così chiamata per la partecipazione di un camino di dimensioni più ridotte considerazione a quello della stanza precedente e di minor pregio dal punto di vista architettonico. 

Questa sala è di dimensioni ridotte secondo me il rispetto reciproco e fondamentale alla precedente e presenta delle aperture anche sulla sulla cortina esterna, a differenza della sala del trono, che prende luce quasi esclusivamente dalle bifore e trifore che si affacciano sul cortile interno.

Era sicuramente utilizzata dalla sovrana e dalle cortigiane, che trascorrevano in quell'ambiente gran parte della giornata.

Da questa qui sala si accede, attraverso una scala interna a quella che era utilizzata probabilmente in che modo stanza da letto dei sovrani.

Attraverso questa qui sala si accede all' altra campanile che è rimasta in piedi: quella detta dell'Imperatrice, meno alta della precedente, che si trova sulla proiezione verticale della prigione e del forno.  

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