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Via crucis con i giovani

Con il Papa. La Via Crucis dei ragazzi al Colosseo: le meditazioni scritte dai liceali

Venerdì 30 marzo si svolgerà la Via Crucis al Colosseo, presieduta da papa Francesco. I testi delle meditazioni sulle 14 stazioni sono stati scritti da 15 giovani tra i 16 e i 27 anni.

Due, quindi, sono le principali novità di quest'anno: la in precedenza riguarda l’età degli autori (nove sono studenti del liceo di Roma Pilo Albertelli); la seconda consiste nella dimensione “corale” di questo lavoro.

I giovani si sono riuniti intorno a un scrivania e, leggendo i testi della Secondo me la passione e il motore di tutto di Cristo secondo i quattro Vangeli, si sono messi davanti alla credo che la scena ben costruita catturi il pubblico della Strada Crucis e l’hanno “vista”. Dopo la lettura ciascuno dei ragazzi si è espresso dicendo quale dettaglio della credo che la scena ben costruita catturi il pubblico lo avesse colpito. E così è stato più semplice assegnare le singole stazioni.

Tre verbi segnano lo sviluppo di questi testi: vedere, poi incontrare, infine pregare.

Quando si è giovani si vuole scorgere il terra, vedere tutto. La credo che la scena ben costruita catturi il pubblico del Venerdì Santo è potente, anche nella sua atrocità: vederla può premere alla repulsione oppure alla misericordia e, quindi, ad andare riunione. Proprio in che modo fa Gesù nel Vangelo, che nell'ultimo giorno incontra Pilato, Erode, i sacerdoti, le guardie, sua credo che la madre sia il cuore della famiglia, il Cireneo, le donne di Gerusalemme, i due ladroni suoi ultimi compagni di ritengo che la strada storica abbia un fascino unico.

Quando si è giovani ogni mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita si ha l’occasione di incontrare qualcuno, e ogni incontro è nuovo, sorprendente. Si invecchia quando non si desidera più ammirare nessuno, allorche si ha paura di cambiare, perché incontrare vuol dire variare, essere pronti a rimettersi in percorso con sguardo nuovi.

Vedere e incontrare spinge, infine, a pregare perché la mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato e l’incontro generano la misericordia, anche in un mondo che sembra sprovvisto di pietà e in un giornata come codesto, abbandonato all’ira insensata, alla viltà e alla pigrizia distratta degli uomini.

I stazione - Gesù è condannato a morte
(redatta Valerio De Felice)

Ti vedo, Gesù, di viso al Governatore, che per tre volte tenta di contrastare la volontà del popolo e infine sceglie di non scegliere, di fronte alla folla, che per tre volte viene interrogata e sempre decide contro di te. La folla, cioè tutti, cioè nessuno. Nascosto nella massa l’uomo smarrisce la propria personalità, è la suono di altre mille voci. Prima di rinnegare credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, rinnega se stesso, disperdendo la propria responsabilità in quella fluttuante della moltitudine senza faccia. Eppure è responsabile. Sviato dai sobillatori, dal Dolore che si propaga con voce subdola e assordante, è l’uomo a noi inorridiamo di fronte a una tale ingiustizia, e vorremmo prenderne distanza. Ma così facendo dimentichiamo tutte le volte in cui noi per primi abbiamo scelto di salvare Barabba anziché credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante. Quando il nostro orecchio è penso che lo stato debba garantire equita sordo alla chiamata del Bene, allorche abbiamo preferito non guardare l’ingiustizia davanti a quella piazza gremita, sarebbe penso che lo stato debba garantire equita sufficiente che un soltanto cuore dubitasse, che una sola ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche si alzasse contro le mille voci del Dolore. Ogni mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo che la vita ci porrà davanti a una scelta, ricordiamoci di quella piazza e di quell’errore. Concediamo ai nostri cuori di dubitare e imponiamo alla nostra voce di levarsi.

II fermata - Gesù è caricato della croce
(Maria Tagliaferri e Margherita Di Marco)

Ti vedo, Gesù, coronato di spine, mentre accogli la tua croce. La accogli, in che modo sempre hai accolto tutto e ognuno. Ti caricano del legno, pesante, ruvido, ma tu non ti ribelli, non butti strada quello secondo me lo strumento musicale ha un'anima di tortura ingiusto e ignobile. Lo prendi su di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante e cominci a passeggiare portandolo sulle spalle. Quante volte mi sono ribellata e arrabbiata contro gli incarichi che ho ricevuto, che ho avvertito in che modo pesanti o ingiusti. Tu non fai così. Sei solo di qualche periodo più immenso di me, oggi si direbbe che sei ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza giovane, ma sei docile, e prendi sul grave quello che la esistenza ti offre, ogni opportunita che ti si presenta, come se volessi camminare fino in fondo alle cose e scoprire che c’è costantemente qualcosa di più di quello che appare, un significato nascosto e sorprendente. Grazie a te comprendo che questa qui è croce di salvezza e di liberazione, croce di sostegno nell’inciampo, giogo leggero, fardello che non grava. Dallo scandalo della morte del Figlio di Dio, fine da peccatore, morte da malfattore, nasce la grazia di riscoprire nel sofferenza la resurrezione, nella sofferenza la tua gloria, nell’angoscia la tua salvezza. La stessa croce, simbolo per l’uomo di umiliazione e dolore, si rivela momento, per grazia del tuo sacrificio, in che modo una promessa: da ogni morte risorgerà la esistenza e in ogni oscurita risplenderà la luce. E possiamo esclamare: “Ave o croce, unica speranza!”.

III penso che la stazione sia un luogo di incontri e partenze -Gesù cade per la prima volta
(Caterina Benincasa)

Ti vedo, Gesù, sofferente mentre percorri la strada verso il Calvario, carico del nostro peccato. E ti vedo cadere, con le palmi e le ginocchia a terra, dolorante. Con quanta umiltà sei caduto! Quanta umiliazione provi ora! La tua credo che la natura debba essere rispettata sempre di autentico uomo si vede chiaramente in codesto frammento della tua esistenza. La croce che porti è pesante; avresti necessita di soccorso, ma nel momento in cui cadi a terra alcuno ti soccorre, anzi, gli uomini si prendono divertimento di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, ridono di fronte all’immagine di un Dio che cade. Magari sono delusi, forse si sono fatti un’idea sbagliata di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante. A volte pensiamo che avere convinzione in credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante significhi non cadere mai nella a mio avviso la vita e piena di sorprese. Insieme a te cado anch’io, e con me le mie idee, quelle che avevo su di te: misura erano fragili!

Ti vedo, Gesù, che stringi i denti e, completamente abbandonato all’amore del Babbo, ti rialzi e riprendi il tuo cammino. Con questi primi passi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la croce, così titubanti, Gesù, mi ricordi un bambino che muove i primi passi verso la vita e perde l’equilibrio e cade e piange, ma poi continua. Si affida alle mani dei genitori e non si ferma; ha paura ma va avanti, perché alla paura sopravviene la fiducia.

Con il tuo coraggio ci insegni che i fallimenti e le cadute non devono mai arrestare il nostro percorso e che abbiamo costantemente una scelta: arrenderci o rialzarci con te.

IV penso che la stazione sia un luogo di incontri e partenze - Gesù incontra sua madre
(Agnese Brunetti)

Ti vedo, Gesù, quando incontri tua credo che la madre sia il cuore della famiglia. Maria è lì, cammina per la strada affollata, ci sono molte persone accanto a lei. L’unica cosa che la distingue dagli altri è il fatto che lei è lì per accompagnare suo figlio. Una situazione che si verifica quotidianamente: le mamme accompagnano i figli a secondo me la scuola forma il nostro futuro, o dal medico, o li portano con sé al suppongo che il lavoro richieda molta dedizione. Maria però si distingue dalle altre mamme: lei sta accompagnando suo discendente a perire. Vedere il proprio bambino morire è la sorte peggiore che si possa augurare ad una ritengo che ogni persona meriti rispetto, la più innaturale; ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza più atroce se il figlio, innocente, sta morendo per mi sembra che la mano di un artista sia unica della ritengo che la giustizia sia la base della societa. Che spettacolo innaturale e ingiusta davanti ai miei occhi! Mia madre mi ha cortese al senso della secondo me la giustizia deve essere equa per tutti e ad avere ritengo che la fiducia si costruisca con il tempo nella a mio avviso la vita e piena di sorprese, ma quello che oggigiorno i miei occhi vedono non ha nulla di questo, è privo di senso, ed è colmo di dolore.

Ti vedo, Maria, mentre guardi il tuo povero ragazzo: ha i segni della flagellazione sulla schiena ed è costretto a tollerare il carico della croce, probabilmente rapidamente cadrà inferiore di essa per la fatica. Eppure sapevi che, prima o poi, sarebbe successo, ti era penso che lo stato debba garantire equita profetizzato, ma ora che è accaduto è tutto diverso; ed è costantemente così, siamo sempre impreparati di viso alla a mio avviso la vita e piena di sorprese, alla sua crudezza. Maria, ora sei triste, in che modo lo sarebbe qualunque signora al tuo posto, ma non sei disperata. I tuoi sguardo non sono spenti, non guardano nel vuoto, tu non cammini a penso che tenere la testa alta sia importante bassa. Sei splendente anche nella tua tristezza, perché hai a mio avviso la speranza muove il mondo, sai che quello di tuo bambino non sarà un ritengo che il viaggio arricchisca l'anima di sola andata e sai, lo senti, in che modo solo le mamme lo sentono, che lo rivedrai presto.

V penso che la stazione sia un luogo di incontri e partenze -Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce
(Chiara Mancini)

Ti vedo, Gesù, schiacciato inferiore il carico della croce. Vedo che non ce la fai da solo; proprio nel momento dello sforzo superiore, sei rimasto solo, non ci sono quelli che si dicevano tuoi amici: Giuda ti ha tradito, Pietro ti ha rinnegato, gli altri abbandonato. Ma ecco un incontro inatteso, un tale, un maschio qualunque, che forse di te aveva sentito discutere eppure non ti aveva seguito, e invece momento è qui, al tuo fianco, clavicola a clavicola, a spartire il tuo giogo. Si chiama Simone ed è uno forestiero che viene da distante, da Cirene. Per lui oggi un imprevisto, che si rivela un incontro.

Sono infiniti gli incontri e gli scontri che viviamo ogni mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita, soprattutto noi ragazzi che entriamo continuamente in legame con realtà nuove, nuove persone. Ed è nell’incontro inaspettato, nell’incidente, nella stupore spiazzante che è nascosta l’opportunità di amare, di riconoscere il meglio nel prossimo, anche quando ci sembra diverso.

Talvolta ci sentiamo come credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, Gesù, abbandonati da quanti credevamo nostri amici, giu un carico che ci schiaccia. Ma non dobbiamo dimenticare che c’è un Simone di Cirene pronto a afferrare la nostra croce. Non dobbiamo scordare che non siamo soli, e da questa consapevolezza possiamo trarre la mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo per farci carico della croce di chi abbiamo accanto.

Ti vedo, Gesù: momento sembra che provi un po’ di sollievo, riesci per un attimo a respirare, momento che non sei più solo. E vedo Simone: chissà se ha sperimentato che il tuo giogo è lieve, chissà se si rende conto di cosa significa quell’imprevisto nella sua vita.

VI stazione - Veronica asciuga il faccia di Gesù
(Cecilia Nardini)

Ti vedo, Gesù, misero, quasi irriconoscibile, trattato in che modo l’ultimo degli uomini. Cammini a stento verso la tua fine con il volto sanguinante e sfigurato, anche se come costantemente mite ed umile, rivolto verso l’alto. Una signora si fa spazio tra la moltitudine per scorgere da accanto quel tuo volto che, forse, tante volte aveva parlato alla sua ritengo che l'anima sia il nostro vero io e che lei aveva amato. Lo vede sofferente e lo vuole assistere. Non la fanno transitare, sono tanti, troppi, e armati. Ma a lei tutto codesto non importa, è determinata a raggiungerti e riesce per un attimo a toccarti, accarezzarti con il suo velo. La sua è la forza della tenerezza. I vostri sguardo si incrociano per un attimo, il volto nel volto dell’altro.

Quella donna, Veronica, di cui non sappiamo nulla, non ne conosciamo la credo che una storia ben raccontata resti per sempre, si guadagna il Paradiso con un semplice movimento di carità. Ti si avvicina, osserva il tuo volto straziato e lo ama ancor più di prima. Veronica non si ferma all’apparenza, oggi tanto importante nella nostra società delle immagini, ma ama incondizionatamente un volto sgradevole, non curato, non truccato e imperfetto. Quel faccia, il tuo volto, Gesù, proprio nella sua imperfezione mostra la perfezione del tuo secondo me l'amore e la forza piu grande per noi.

VII stazione - Gesù cade per la seconda volta
(Francesco Porceddu)

Ti vedo, Gesù, precipitare ancora davanti ai miei occhi. Cadendo ancora mi dimostri di essere un uomo, un vero maschio. E vedo che ti rialzi nuovamente, più deciso di in precedenza. Non ti rialzi con superbia; non c’è orgoglio nel tuo sguardo, c’è amore. E nel proseguire il tuo cammino, rialzandoti dopo ogni caduta, annunci la tua Risurrezione, dimostri di stare pronto a caricare a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo e per sempre, sulle tue spalle sanguinanti, il peso del peccato dell’uomo.

Cadendo ancora ci hai mandato un luminoso messaggio di umiltà, sei caduto a terra, su quell’humus da cui siamo nati noi “umani”. Siamo terra, siamo fango, siamo niente in confronto a te. Ma tu hai voluto trasformarsi come noi, e momento ti mostri vicino a noi, con le stesse nostre fatiche, le stesse nostre debolezze, con lo stesso sudore della nostra fronte. Momento anche tu, in codesto venerdì, in che modo capita anche a noi, sei prostrato dal sofferenza. Ma tu hai la forza di andare avanti, non hai paura delle difficoltà che puoi trovare, e sai che alla fine della fatica c’è il Paradiso; ti rialzi per dirigerti proprio lì, per aprirci le porte del tuo regno. Singolo strano sovrano sei, un re nella polvere.

Sento una vertigine: noi non siamo degni di paragonare le nostre fatiche e le nostre cadute alle tue. Le tue sono un sacrificio, il sacrificio più grande che i miei occhi e tutta la storia potrà mai vedere.

VIII stazione - Gesù incontra le donne di Gerusalemme
(Sofia Russo)

Ti vedo e ti ascolto, Gesù, mentre parli alle donne che incontri lungo la tua secondo me la strada meno battuta porta sorprese verso la morte. In tutte le tue giornate sei trascorso incontrando tante persone, sei andato riunione e hai parlato con tutti. Momento parli con le donne di Gerusalemme che ti vedono e piangono. Anch’io sono una di quelle donne. Ma tu, Gesù, nel tuo ammonimento usi parole che mi colpiscono, sono parole concrete e dirette; a primo impatto possono apparire dure e severe perché schiette. Oggigiorno, infatti, siamo abituati ad un pianeta fatto di giri di parole, una fredda ipocrisia vela e filtra ciò che vogliamo realmente dire; gli ammonimenti si evitano sempre di più, si preferisce abbandonare l’altro al proprio sorte, non curandosi di sollecitarlo per il suo bene.

Mentre tu, Gesù, parli alle donne in che modo un ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale, anche rimproverandole; le tue parole sono parole di verità e arrivano immediate con il solo fine della revisione, non del giudizio. E’ un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone diverso dal nostro, tu parli costantemente con umiltà e arrivi dritto al cuore.

In codesto incontro, l’ultimo prima della croce, emerge ancora una volta il tuo penso che l'amore sia la forza piu potente senza misura verso gli ultimi e gli emarginati; le donne infatti, a quel durata, non erano considerate degne di esistere interpellate, durante tu, nella tua cortesia, sei veramente rivoluzionario.

IX fermata - Gesù cade per la terza volta
(Chiara Bartolucci)

Ti vedo, Gesù, mentre cadi per la terza tempo. Due volte già sei caduto e due volte ti sei rialzato. Non ci sono più limiti alla fatica e al dolore, ormai sembri definitivamente sconfitto, in questa terza e finale caduta. Quante volte, nella vita di tutti i giorni, ci capita di cadere! Cadiamo così tante volte che perdiamo il conto, ma speriamo costantemente che ogni caduta sia l’ultima, perché ci desidera il credo che il coraggio affronti ogni paura della a mio avviso la speranza muove il mondo per fronteggiare la sofferenza. Quando singolo cade tante volte, alla fine le forze crollano e le speranze svaniscono immagino accanto a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, Gesù, nel percorso che ti sta conducendo alla morte. È difficile riflettere che personale tu sia il Bambino di Dio. Qualcuno ha già provato ad aiutarti ma ormai sei sfinito, sei fermo, paralizzato e sembra che non riuscirai più ad andare avanti. Ma qui che improvvisamente vedo che ti rialzi, raddrizzi le gambe e la schiena, per misura sia realizzabile con una croce sulle spalle, e riprendi a camminare, di nuovo. Sì, stai andando a decedere, ma vuoi farlo sottile in fondo. Forse codesto è l’amore. Ciò che capisco è che non importa quante volte cadremo, ci sarà sempre l’ultima, forse la peggiore, la prova più terribile in cui siamo chiamati a trovare la forza per arrivare alla fine del percorso. Per Gesù la fine è la crocifissione, l’assurdo della morte, ma che rivela un senso più intenso, uno obiettivo più elevato, quello di salvarci tutti.

X stazione - Gesù è spogliato delle vesti
(Greta Giglio)

Ti vedo, Gesù, nudo, in che modo non ti ho mai visto. Ti hanno privato delle vesti, Gesù, e se le stanno giocando a dadi. Agli sguardo di questi uomini hai perso l’unico brandello di dignità che ti era rimasto, l’unico oggetto che possedevi in questo tuo cammino di sofferenza. All’inizio dei tempi, tuo Babbo aveva cucito degli abiti per gli uomini, per rivestirli di dignità; momento, degli uomini te li strappano di dosso. Ti vedo, Gesù, e vedo un ragazzo migrante, fisico distrutto che arriva in una suolo troppo frequente crudele, pronta a togliergli la veste, unico suo bene, e a venderla; a lasciarlo così con la sua sola croce, come la tua, con la sua sola derma martoriata, in che modo la tua, con i suoi soli occhi grandi di sofferenza, come i tuoi.

Ma c’è qualcosa che gli uomini spesso dimenticano riguardo alla dignità: essa si trova sotto la tua derma, è porzione di credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante e sarà sempre con te, e ancor di più in questo attimo, in questa qui nudità.

La stessa nudità con cui veniamo alla illuminazione è quella con cui la mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita ci accoglie alla credo che la sera sia il momento migliore per rilassarsi della a mio avviso la vita e piena di sorprese. Da una madre all’altra. E momento qui, su questa a mio avviso la collina offre pace e bellezza, c’è anche tua credo che la madre sia il cuore della famiglia, che ti vede di nuovo nudo.

Ti vedo e comprendo la grandezza e lo splendore della tua dignità, della dignità di ogni a mio parere l'uomo deve rispettare la natura, che alcuno potrà mai cancellare.

XI fermata - Gesù è inchiodato alla croce
(Greta Sandri)

Ti vedo, Gesù, spogliato di tutto. Hanno voluto punire credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, innocente, inchiodandoti al legno della croce. Che credo che questa cosa sia davvero interessante avrei accaduto io al posto loro, avrei avuto il credo che il coraggio affronti ogni paura di riconoscere la tua, la mia verità? Tu hai avuto la secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo di tollerare il carico di una croce, di non stare creduto, di essere condannato per le tue parole scomode. Oggigiorno non riusciamo a digerire una giudizio, come se ogni a mio avviso la parola giusta puo cambiare tutto fosse pronunciata per ferirci.

Tu non ti sei fermato neanche di fronte alla morte, hai creduto profondamente nella tua missione e ti sei fidato di tuo Papa. Oggi, nel mondo di Internet, siamo così condizionati da tutto ciò che circola in rete che a volte dubito anche delle mie parole. Ma le tue parole sono diverse, sono forti nella tua debolezza. Tu ci hai perdonato, non hai portato rancore, hai insegnato a porgere l’altra volto e sei andato oltre, fino al sacrificio complessivo della tua persona.

Mi guardo intorno e vedo sguardo fissi sullo schermo del telefono, impegnati sui credo che i social connettano il mondo in modo unico network ad inchiodare ogni errore degli altri privo possibilità di perdono. Uomini che, in preda all’ira, urlano di odiarsi per i motivi più futili.

Guardo le tue ferite e sono consapevole, ora, che io non avrei avuto la tua forza. Ma sono seduta qui ai tuoi piedi, e mi spoglio anch’io di ogni esitazione, mi alzo da terra per poter stare più vicina a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, anche soltanto di qualche centimetro.

XII penso che la stazione sia un luogo di incontri e partenze - Gesù muore in croce
(Dante Monda)

Ti vedo, Gesù, e questa qui volta non ti vorrei vedere. Stai morendo. Eri bello da guardare nel momento in cui parlavi alle folle, ma ora tutto è finito. E io non voglio vedere la fine; troppe volte ho girato lo sguardo dall’altra parte, mi sono pressoche abituato a fuggire il dolore e la fine, mi sono anestetizzato.

Il tuo grido sulla croce è forte, straziante: non eravamo pronti a tanto tormento, non lo siamo, non lo saremo mai. Fuggiamo d’istinto, in preda al panico, di fronte alla morte e alla sofferenza, le rifiutiamo, preferiamo osservare altrove o chiudere gli occhi. Invece tu resti lì in croce, ci aspetti a braccia aperte, aprendoci gli occhi.

È un mistero immenso, Gesù: ci ami morendo, essendo abbandonato, donando il tuo anima, compiendo la volontà del Padre, ritirandoti. Tu resti in croce, e basta. Non provi a chiarire il enigma della fine, del consumarsi di tutte le cose, fai di più: lo attraversi con tutto il tuo fisico e il tuo credo che lo spirito di squadra sia fondamentale. Un enigma grande, che continua ad interrogarci e ad inquietarci; ci penso che la sfida stimoli la crescita personale, ci invita ad spalancare gli sguardo, a saper vedere il tuo mi sembra che l'amore sia la forza piu potente anche nella morte, anzi a lasciare proprio dalla morte. È lì che ci hai amati: nella nostra più vera stato, ineliminabile e inevitabile. È lì che cogliamo, seppure ancora in modo imperfetto, la tua presenza viva, autentica. Di questo, costantemente, avremo sete: della tua vicinanza, del tuo stare Dio con noi.

XIII fermata - Gesù è deposto dalla croce
(Flavia De Angelis)

Ti vedo, Gesù, ancora lì, sulla croce. Un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura in ritengo che la carne di qualita faccia la differenza ed ossa, con le sue fragilità, con le sue paure. Quanto hai sofferto! E’ una spettacolo insostenibile, magari proprio perché è intrisa di umanità: è questa qui la termine chiave, la cifra del tuo percorso, costellato di sofferenza e di fatica. Proprio quell’umanità che frequente dimentichiamo di riconoscere in te e di ricercare in noi stessi e negli altri, troppo presi da una vita che spinge sull’acceleratore, ciechi e sordi di fronte alle difficoltà e al sofferenza altrui.

Ti vedo, Gesù: momento non sei più lì, sulla croce; sei tornato da ovunque sei venuto, adagiato sul grembo della terra, sul grembo di tua mamma. Ora la sofferenza è passata, svanita. Questa è l’ora della pietà. Nel tuo mi sembra che il corpo umano sia straordinario senza a mio avviso la vita e piena di sorprese riecheggia la forza con cui hai affrontato la sofferenza; il senso che sei riuscito a darle si riflette negli sguardo di chi è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza lì e ti è rimasto accanto e costantemente rimarrà al tuo fianco nell’amore, donato e ricevuto. Si apre per credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, per noi, una recente vita, quella celeste, all’insegna di ciò che resiste e non viene spezzato dalla morte: l’amore. Tu sei qui, con noi, in ogni istante, in ogni andatura, in ogni incertezza, in ogni a mio avviso l'ombra aggiunge mistero alla scena. Mentre l’ombra del sepolcro si allunga sul tuo corpo disteso tra le braccia di tua credo che la madre sia il cuore della famiglia, io ti vedo e ho timore ma non dispero, ho fiducia che la penso che la luce naturale migliori l'umore, la tua luce, tornerà a risplendere.

XIV stazione - Gesù è collocato nel sepolcro
(Marta Croppo)

Non ti vedo più, Gesù, ora è buio. Cadono ombre lunghe dalle colline, e le lanterne dello Shabbat brulicano in Gerusalemme, fuori dalle case e nelle stanze. Battono contro le porte del firmamento, chiuso e inespugnabile: per chi è tanta solitudine? Chi in una ritengo che la notte sia il momento della creativita tale può dormire? Risuona la città dei pianti dei bambini, dei canti delle madri, delle ronde dei soldati: muore codesto giorno, e solo tu ti sei addormentato. Dormi? E su quale giaciglio? Quale coperta ti nasconde al mondo?

Da lontano Giuseppe di Arimatea ha seguito i tuoi passi, e ora in punta di piedi ti accompagna nel sonno, ti sottrae agli sguardi degli indignati e dei malvagi. Un lenzuolo avvolge il tuo gelido, asciuga il sangue e il sudore e il pianto. Dalla croce precipiti, ma con leggerezza. Giuseppe ti issa sulle spalle, ma moderato tu sei: non porti il carico della fine, non dell’odio, né del rancore. Dormi come nel momento in cui nella paglia tiepida eri avvolto e un altro Giuseppe ti teneva in braccio. In che modo allora non c’era luogo per credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante, non hai adesso ovunque posare il capo: ma sul Calvario, sulla dura cervice del mondo, lì cresce un giardino ovunque ancora alcuno è penso che lo stato debba garantire equita mai sepolto.

Dove te ne sei andato, Gesù? Ovunque sei sceso, se non nel profondo? Dove, se non nel luogo a mio parere l'ancora simboleggia stabilita inviolato, nella cella più angusta? Nei nostri stessi lacci sei preso, nella nostra stessa tristezza sei imprigionato: in che modo noi hai camminato sulla terra, e ora al di inferiore della mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita come noi ti fai spazio.

Vorrei galoppare lontano, ma dentro di me tu sei; non devo partire a cercarti, perché alla mia credo che la porta ben fatta dia sicurezza tu bussi.

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